”Caro Presidente Fini, abbiamo sentito
questa frase ("Sono i pecorai che fischiano, non i deputati". Parole di Gianfranco Fini) in diretta, grazie a RadioRadicale che trasmetteva i
lavori parlamentari, e siamo rimasti senza parole. Un Suo intervento
volto a moderare un comportamento non proprio esemplare e uno spettacolo
poco dignitoso di civiltà parlamentare ci ha voluto chiamare in causa,
non sappiamo se in maniera offensiva o puramente come termine di
paragone. Sia nell’uno che nell’altro caso, siamo colpiti e feriti.
E’
davvero singolare, On. Presidente, che le istituzioni si ricordino solo
così, con disprezzo, di un mestiere antico e nobile, che ha fatto grande
questo paese (Le consigliamo la lettura di Braudel “Méditerranée”, dove
la civiltà della lana e della pastorizia è molto ben descritta come
l’oro dei tempi moderni, una civiltà che ha portato fino a noi palazzi
storici, tratturi, riposi e templi, formaggi e tessuti che hanno
contribuito a costruire quell’Italia sana che le nostre istituzioni
dovrebbero rappresentare[ndr. peccato non si faccia riferimento all'elogio patriottico che il vate d'Annunzio scrisse su i "suoi" Pastori]. Un disprezzo, del resto, che non è che
l’altra faccia della totale assenza di consapevolezza ed interesse per
le difficoltà in cui si dibatte questo settore, e non a causa di
congiunture, ma per la costante persecuzione burocratica e l’assenza di
ogni intervento di difesa dei nostri migliori prodotti e produttori da
parte di quelle stesse istituzioni che Lei rappresenta. Onesti
lavoratori dediti all’allevamento che non conoscono soste né
interruzioni per festività, non hanno vitalizi né rimborsi spese, e che a
oltre 50 anni dalla nascita della Comunità Europea si ritrovano
schiacciati da un mercato governato dalle logiche della grande
distribuzione, con prodotti di provenienza comunitaria ed
extracomunitaria ma senza nessuna tutela per la qualità e la provenienza
delle nostre produzioni, per il buon nome del nostro territorio, per la
difesa di quella civiltà pastorale che noi sentiamo di rappresentare
ancora, ultimi sopravvissuti. Forse Lei come molti, On. Presidente,
metterà in tavola a Natale l’agnello o il formaggio che si trovano in
vendita nel nostro paese, ma come gli altri cittadini non avrà la
certezza che quel prodotto, comprato sotto l’etichetta di “nostrano” o
“locale”, sia davvero delle nostre terre: perchè quelle leggi che
dovrebbero tutelarci, On. Presidente, voi parlamentari non le avete
fatte. E se farà qualche giorno sui nostri monti in occasione delle
Festività, avrà occasione di godere di quell’ambiente integro che le
nostre attività, che non conoscono soste né per Natale né per Capodanno,
garantiscono da secoli, continuando a condurre le greggi, a preservare
la biodiversità, ad essere un presidio sul territorio. Un presidio il
cui valore sociale e ambientale non è mai stato riconosciuto, On.
Presidente, come avviene invece in altri paesi a noi vicini, dove i
“pecorai” da Lei così sprezzantemente citati vengono remunerati per il
loro ruolo fondamentale, richiesti dai migliori alberghi della Costa
Azzurra per la funzione di prevenzione antincendio del pascolamento,
difesi dalle istituzioni che valorizzano i loro prodotti e la loro
immagine. Un presidio anche alla presenza delle comunità sulle nostre
montagne che si stanno sempre più svuotando, dove la mancanza di
prospettive occupazionali oggi più che mai fa scomparire le migliori
tradizioni e i luoghi più belli del nostro paese, dove l’attività
pastorale garantisce un’opportunità invece per i giovani di restare e
costruire il loro futuro. Onorevole Presidente, ci auguriamo in questo
che sarà un Natale difficile per tutti i cittadini e lavoratori onesti,
che le istituzioni ripensino seriamente il loro ruolo e la loro
funzione, e non paragonino lo spettacolo spesso indecente della politica
italiana a chi duramente e faticosamente porta avanti un’attività che
ha un orgoglio e una tradizione che si radica nel meglio della civiltà d
del nostro Paese. Non ci paragoni, On. Presidente, ai Suoi colleghi:
noi siamo fieri di essere pecorai. Cordialità Nunzio Marcelli Presidente
dell’Associazione Ovinocaprini’
________________________________________________________________
Una "(s)carica" Istituzionale come quella oggi da Fini non é culturalmente elevata per riconoscere il valore sommo dato ai "suoi" Pastori da parte del vate d'Annunzio.
Beh, che ci si può aspettare da un tipo che passerà le vacanze in un'abitazione appropriatasi indebbitamente in un Paradiso Fiscale mangiando Camembert e sorseggiando Champagne....degno erede di una tradizione "togliattiana" più che Italiana.
Da oggi siamo tutti più Pastori e sempre meno Fini: avanti con l'Ottimismo Patriottico
No comments:
Post a Comment